Saggio sul Marxismo Avanzato
Saggio sul Marxismo Avanzato

Il marxismo ha aperto la via a uno studio universale, completo, del processo di origine, di sviluppo e di decadenza delle formazioni economico-sociali, considerando l’insieme di tutte le tendenze contraddittorie, riconducendole alle condizioni esattamente determinabili di vita e di produzione delle varie classi della società, eliminando il soggettivo e l’arbitrario nella scelta di singole idee «direttive» o nella loro interpretazione, scoprendo nella condizione delle forze materiali di produzione le radici di tutte le idee e di tutte le varie tendenze senza eccezione alcuna. Gli uomini stessi creano la loro storia; ma da che cosa sono determinati i motivi degli uomini, e precisamente delle masse umane? Da che cosa sono generati i conflitti delle idee e delle correnti antagonistiche? Qual è il nesso che unisce tutti questi conflitti di tutta la massa delle società umane? Quali sono le condizioni oggettive della produzione della vita materiale, che forma la base di tutta l’attività storica degli uomini? Qual è la legge di sviluppo di queste condizioni? A tutto ciò Marx volse la sua attenzione, e aprì la via a uno studio scientifico della storia come processo unitario e sottoposto a leggi, nonostante tutta la sua formidabile complessità e le sue contraddizioni.
Vladimir Lenin, da “ K.Marx” 1915

Questa citazione di Vladimir Lenin esprime con grandissima abilità l’essenza del Marxismo e del Materialismo Storico, su cui esso si basa.
Ora cercheremo di analizzare il Marxismo e comprendere tutti i punti in cui va applicato, in che maniera, inoltre apprenderemo le diverse concezioni Marxiste e i vari teorici Marxisti.
Prima di tutto mi concentrerò sui luoghi comuni sul Marxismo.
Esso viene spesso ed in maniera brutale definito un Utopia, una cosa irrealizzabile e destinata a cadere definitivamente. Chi afferma ciò è soltanto un ignorante.
Il Marxismo è una teoria scientifica, che si basa sulla realtà, sui fatti già accaduti, e non fa per nessun motivo previsioni utopistiche ed azzardate, ma analizza la società definendo matematicamente cosa succederà e perché succederà nel futuro. E non solo. Prende soprattutto in grande considerazione gli episodi già accaduti di Socialismo, come la Comune di Parigi ad esempio.
Ma andiamo adesso più nello specifico.
La società capitalista è una società composta essenzialmente da forze produttive di ogni genere, ed essa varia da Stato in Stato. E’ formata generalmente da tre classi, talvolta anche quattro classi contrastanti. La quarta è la nobiltà, la vecchia aristocrazia feudale, in passato ancora presente in gran numero, attualmente è composta da pochi membri ed ha un importanza sempre maggiore. Le classi principali sono quindi la borghesia, la piccola-borghesia ed il Proletariato.
Esse sono in continuo contrasto tra loro, e finchè esisteranno come classi continueranno ad esserlo, per motivi di sopravvivenza e per fattori di carattere rilevantissimo.
La classe borghese nella società capitalista controlla i grandi mezzi di produzione, cioè i trust, i cartelli, le grandi industrie a livello mondiale. La piccola borghesia invece controlla i piccoli mezzi di produzione, di carattere essenzialmente familiare e riservato. Piccolo borghesi sono i piccoli latifondisti, i piccoli padroni di botteghe, officine, talvolta anche piccole industrie, dipendenti da altre. Infine c’è la classe più rilevante per il sistema, e che da sola permette la sua sopravvivenza, il Proletariato. Il Proletariato è composto dai lavoratori dipendenti da altri, cioè gli operai, gli impiegati di ogni genere, i contadini dipendenti da grandi e piccoli latifondisti, ecc.
Queste tre classi, come già detto, sono in contrasto reciproco, e non possono che esserlo.
La borghesia infatti, dato che controlla la società, le grandi industrie, il commercio mondiale, i trust ecc. opprime necessariamente e per pura ed evidente conseguenza, le altre due classi minori.
Opprime la piccola borghesia, poiché annienta la sua concorrenza di carattere minore. Opprime il proletariato, poiché lo sfrutta facendolo lavorare nelle proprie fabbriche e retribuendolo in maniera minore rispetto a quanto gli spetterebbe per il lavoro svolto.
Il Proletariato è la classe però più importante fra le tre, perché se essa non esistesse scomparirebbe ogni forza lavoro, la produzione cesserebbe, i mercati si svuoterebbero in poco per assenza di prodotti, le banche fallirebbero in conseguenza al fallimento delle fabbriche.
In sostanza senza il lavoro del proletariato il sistema collassa in poco tempo, su scala regionale, su scala nazionale, e su scala mondiale, in maniera graduale.
Quindi il Proletariato, dato che è la classe che determina la società e che la regge, è in lotta con la borghesia che vuole dominarla a tutti i costi guadagnandoci sopra.
La classe operaia e il resto del Proletariato quindi necessariamente devono lottare contro i propri padroni, contro chi controlla la società e li opprime. Nella lotta di classe contro la borghesia la piccola borghesia ha un ruolo di carattere molto rilevante, poiché anch’essa è oppressa nella società capitalista, e l’alleanza con il proletariato gioverebbe ad entrambe le classi.
Abbiamo quindi analizzato le classi e la lotta di classe, adesso analizziamo gli strumenti di quest’ultima.
Lo strumento principale in tempo di pace e di progresso dello Stato borghese della lotta di classe è lo sciopero. Esso permette di bloccare la società, la produzione e i mercati, creando enormi disordini a livelli talvolta anche nazionali. Rappresenta lo strumento per eccellenza degli operai per opporsi alla classe dirigente borghese. In periodo di pace, coordinato allo sciopero, va usata anche la lotta legale ed illegale. Si deve quindi organizzare il proletariato con un Partito, fare propaganda, fare attività all’interno della società borghese, creare sindacati che coordinino gli scioperi, creare organi di stampa. Sono queste le caratteristiche principali della lotta di classe organizzata contro la borghesia.
Quando il proletariato avrà sviluppato la propria egemonia all’interno della società borghese, sarà guidato da un Partito deciso alla Rivoluzione, controllerà mezzi di informazione a lunga gittata, di carattere privato e quando si può pubblico, a quel punto la Rivoluzione sarà possibile.
La Rivoluzione è il rovesciamento violento della vecchia classe dirigente, consiste nello spezzare la vecchia società, mandandola in crisi in campo economico ed istituzionale, oltre che militare.
Il proletariato armata deve bloccare la produzione provocando un enorme crisi economica, il Partito, già consolidato all’interno delle istituzioni borghesi, deve creare una crisi istituzionale, infine si deve scatenare la guerra civile, in cui ormai ogni metodo parlamentare va ripudiato insieme al centrismo e il riformismo, per passare alla lotta di classe più aspra e dura.
Le forze militari nemiche vanno sbaragliate, le istituzioni nemiche distrutte e sostituite con un nuovo impianto istituzionale di carattere proletario e socialista, completamente estraneo al vecchio.
La successiva fase della società, dopo la distruzione di quella capitalista, è la fase socialista.
E’ la fase di transizione in cui il Proletariato prende pieno possesso dei mezzi di produzione, in maniera diretta, tramite i Consigli di Fabbrica, i Soviet, i Kolkots. Essi sono organi di democrazia di base, in cui il proletariato deciderà per se stesso le Leggi, i provvedimenti ecc.
In questo periodo inoltre si svolgerà una lotta tremenda tra Proletariato e la borghesia oramai spodestata. Essa cercherà di infiltrarsi nello stato, per mutarlo e prendere il potere in maniera effettiva, ma informale. La lotta quindi sarà durissima, il Proletariato guidato dal Partito dovrà eliminare in ogni maniera la classe borghese, rendendola di fatto una classe oppressa, ma la borghesia è un infima minoranza della popolazione di uno stato, e la sua oppressione sarà comunque di un carattere diverso rispetto all’oppressione del proletariato nella società capitalista. Il Proletariato non dovrà però lottare solo contro la classe borghese, contro le sue mentalità e le sue tendenze, ma anche e soprattutto contro quelle piccolo borghesi, per le quali un uomo può essere più ricco e potente di un altro, può sottometterlo e sfruttarlo poiché quell’uomo ha lavorato per riuscire nel suo intento, per riuscire a divenire sfruttatore. Inoltre si dovrà tenere una lotta spietata contro la mentalità per cui il Capitale vale più del Lavoro in quanto tale, la mentalità secondo la quale il denaro, il vile guadagno, è più importante del Lavoro e dei valori umani.
Nella società Socialista vigerà comunque la regola “A ciascuno secondo il suo lavoro; da ciascuno secondo le proprie capacità”, per ciò esisterà ovviamente una diseguaglianza sociale ed economica, ma non più dovuta allo sfruttamento, ma al lavoro individuale. Una volta sconfitta ed estirpata la borghesia ed ogni mentalità borghese, una volta che le classi si saranno estinte e non esisteranno più come classi in quanto tali, una volta che di conseguenza anche lo Stato, come organo di repressione di una classe verso l’altra si sarà estinto, a quel punto la società socialista diventerà una società comunista.
In essa il lavoro sarà divenuto vita, senza il lavoro sarà impossibile vivere, non si lavorerà più per il bieco scopo di un guadagno o di una prevaricazione sociale, bensì perché sarà divenuto parte integrante della vita, anzi fattore fondamentale della vita. Per questo non vigerà più la vecchia regola “A ciascuno secondo il suo lavoro; da ciascuno secondo le proprie capacità”, bensì la ben più giusta “Da ognuno secondo il suo lavoro; a tutti secondo i bisogni”. Ogni cittadino della società, società senza oramai uno stato vero e proprio, poiché non ci sarà più bisogno di un organo di repressione e di lotta di classe, ma con una nuova forma di stato basata sulla democrazia diretta chiamata Comune, potrà prendere dalle casse comuni quanto avrà bisogno per vivere una vita più che dignitosa, ma senza mai abbondare, poiché sarebbe segno di mentalità borghese delle più bieche ed abiette. Il controllo della società sarà effettuato direttamente dai cittadini, dai membri della società, ed ogni sgarro sarà punito in modo esemplare, poiché sarebbe inaccettabile un ritorno delle vecchie mentalità borghesi.
Questo è il Marxismo basilare, ora vediamo le diverse applicazioni e teorie.
La principale continuazione ed applicazione del Marxismo è quella effettuata da Lenin e dai suoi “seguaci” (per usare un termine rubato ai dogmi cattolici).
Lenin, il più grande Marxista dello scorso secolo, elaborò la teoria del Bolscevismo. Essa si rifà direttamente al Marxismo riguardo i punti da me sopra descritti, ma è una versione più pragmatica di esso.
Lenin infatti agiva in Russia, sotto una monarchia zarista appoggiata da grandi potenze europee, in condizioni particolarissime. La sua teoria prevedeva il Partito come organo di guida del Proletariato in ogni fase, sia in quella della società borghese, sia in tempo di Rivoluzione, sia durante la società Socialista. Il Partito nella società borghese infatti ha il compito di organizzare il Proletariato e svolgere tutte le funzioni per dargli una linea coerente e forte, e stabilirsi dentro le istituzioni borghesi, colpendole da dentro e sviluppando l’egemonia culturale. In tempo di Rivoluzione il Partito dovrà coordinare le lotte contro il vecchio stato e la vecchia società, in maniera eccellente e specialmente organizzata, in modo da portare alla vittoria il Proletariato Rivoluzionario.
Nella società Socialista, di stampo ovviamente Marxista, il Partito dovrà dirigere lo Stato, dovrà usare esso come organo di repressione verso la classe borghese e le sue mentalità, lasciando allo stesso tempo pieno spazio politico alle masse, che dovranno abituarsi anch’esse al nuovo modo di vedere e vivere Marxista, e dovranno imparare ad autogestirsi, attraverso gli organi di democrazia di base, quali i Soviet (da qui Stato Sovietico). Inoltre le masse dovranno annientare ogni burocrazia, poiché esse stesse faranno il lavoro burocratico, e lasceranno allo stato soltanto compiti di controllo e amministrazione formali, uniti alla lotta di classe contro la classe borghese.
Questi sono quindi i principi del bolscevismo, del Marxismo-Leninismo.
Non mi dilungherò troppo su Mao Tse Tung, poiché esso fu un diretto seguace del Marxismo-Leninismo, pragmatizzandolo ovviamente alle condizioni cinesi.
Lui elaborò la tesi della Rivoluzione dei due fronti: la canna del fucile e la penna per scrivere.
Sostanzialmente la Rivoluzione Maoista consiste nel accompagnare tutte le caratteristiche della Rivoluzione Marxista, alla lotta culturale e alla diffusione della cultura marxista.
Essa differenzia dal Marxismo poiché esso prevede lo sviluppo dell’egemonia culturale, ma da ciò non deduciamo affatto che Mao fu un revisionista, tutt’altro. Mao elaborò quelle tesi che lo portarono alla vittoria perché si trovava in un paese in guerra con altre nazioni, in cui non esistevano mezzi di diffusione di massa e l’egemonia era sostanzialmente impossibile, non si poteva indottrinare la popolazione attraverso l’egemonia, poiché era costituita per l’80% da contadini ignoranti ed isolati dai mezzi di comunicazione, che erano soprattutto urbani.
Grazie a tali fattori lui riuscì a sviluppare la propria egemonia insieme alla lotta armata, con al famosa Lunga Marcia, con i Soviet nello Shangsi, nel Changsha, ecc.
E’ ovvio che tutto questo è impossibile in un paese moderno occidentale. Mao quindi fu un pragmatico del Marxismo, e la sua teoria è applicabile solo in paesi che hanno le condizioni simili alla Cina di quel tempo.
Infine voglio scrivere di alcuni importanti teorici Occidentali, quali Gramsci e Rosa Luxemburg.
Il primo sosteneva principalmente le tesi Leniniste, con l’eccezione che, a suo parere, in un paese occidentale come l’Italia l’egemonia doveva consolidarsi molto di più che in paesi come la Russia, e la Rivoluzione andava fatta solo con una grandissima probabilità di riuscita. Questo perché in Occidente la reazione è una forza predominante e dal potere immenso.
Una teoria invece piuttosto diversa è quella di Rosa Luxemburg.
Essa sosteneva che la Dittatura del Proletariato, cioè il Socialismo, andava sviluppato fornendo allo stesso tempo tutti gli elementi di democrazia basilare per tutte le classi.
Sosteneva quindi che una volta consolidato il potere, si doveva non solo accettare il multipartitismo, ma anche la proprietà privata. Quest’ultima doveva essere controllata rigidamente ed ammortizzata, con Leggi sociali e sviluppando i servizi sociali in maniera esponenziale, chiudendo il borghese, il padrone, in una gabbia fatta di tasse, limitazioni e restrizioni, che limitino al massimo il suo sfruttamento.
Riguardo al multipartitismo lei pensava che il bene per una classe si faccia garantendo il bene per tutte le classi, però opprimendo in maniera legale la borghesia.
Quindi pensava che la democrazia doveva esistere anche per i borghesi, comunque oppressi per vie legali, e anche se avessero avuto un Partito o organizzazioni di tipo simile, esse non avrebbero avuto buon gioco di fronte all’egemonia culturale comunista.
C’è una grave pecca in queste tesi, pecca di cui un Marxista non molto esperto può non vedere, ed è la seguente:
Lasciando i mezzi di produzione alla borghesia in maniera effettiva, di conseguenza non lottare neppure contro la piccola borghesia, come si può distruggere la mentalità borghese? Essa si può distruggere solo con lo stato dei Soviet, e non altrimenti. Se essa non viene distrutta però non si potrà passare al Comunismo.
E’ una gravissima pecca, la più rilevante, ma non per questo la compagna Luxemburg era una revisionista. Probabilmente le sue tesi non avrebbero portato lontano il Socialismo se la Rivoluzione Spartachista fosse riuscita, ma resta comunque una grandissima compagna, che diede la vita per il Proletariato. Imparagonabile ai vili menscevici o ai trockisti, ai socialdemocratici o agli opportunisti. La Storia ed il movimento operaio internazionale non possono altro che rendergli onore.



Zhu De, Presidente del Soviet Supremo
Repubblica Popolare Sovietica
 
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