La concezione materialistica della storia
La concezione materialistica della storia

Riproduciamo il paragrafo sul materialismo storico tratto dalla voce "Karl Marx", redatta da Lenin. Lenin incominciò a scrivere l’articolo Karl Marx, destinato al Dizionario enciclopedico Granat, nella primavera del 1914 a Poronin (Galizia) e lo terminò nel novembre dello stesso anno a Berna. L’articolo, firmato V. Ilin, fu parzialmente pubblicato nel dizionario nel 1915.

Consapevole dell’incoerenza, dell’imperfezione, della unilateralità del vecchio materialismo, Marx si convinse della necessità di «mettere d’accordo la scienza della società con la base materialistica e di ricostruirla sopra di essa». Se il materialismo in generale spiega la coscienza con l’essere, e non viceversa, ciò vuol dire che, applicato alla vita sociale dell’uma nità, il materialismo esige che si spieghi la coscienza sociale con l’essere sociale. «La tecnologia - scrive Marx (Il Capitale, vol. I) - svela il comportamento attivo dell’uomo verso la natura, l’immediato processo di produzione della sua vita, e con essi anche l’immediato processo di produzione dei suoi rapporti sociali vitali e delle idee dell’intelletto che ne scaturiscono». Una formulazione completa dei principi fondamentali del materialismo, esteso alla società umana e alla storia, è data da Marx nella sua prefazione all’opera Per la critica dell’economia politica con le parole seguenti: «Nella produzione sociale della loro esistenza, gli uomini entrano in rapporti determinati, necessari, indipendenti dalla loro volontà, in rapporti di produzione che corrispondono a un determinato grado di sviluppo delle loro forze produttive materiali. L’insieme di questi rapporti di produzione costituisce la struttura economica della società, ossia la base reale sulla quale si eleva una sovrastruttura giuridica e politica e alla quale corrispondono forme determinate della coscienza sociale. Il modo di produzione della vita materiale condiziona, in generale, il processo sociale, politico e spirituale della vita.

Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscienza. A un dato punto del loro sviluppo, le forze produttive materiali della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, cioè con i rapporti di proprietà (che ne sono soltanto l’espressione giuridica) dentro i quali tali forze per l’innanzi si erano mosse. Questi rapporti, da forme di sviluppo delle forze produttive, si convertono in loro catene. E allora subentra un’epoca di rivoluzione sociale. Con il cambiamento della base economica si sconvolge più o meno rapidamente tutta la gigantesca sovrastruttura. Quando si studiano simili sconvolgimenti, è indispensabile distinguere sempre fra lo sconvolgimento materiale delle condizioni economiche della produzione, che può essere constatato con la precisione delle scienze naturali, e le forme giuridiche, politiche, religiose, artistiche o filosofiche, ossia le forme ideologiche che permettono agli uomini di concepire questo conflitto e di combatterlo.

«Come non si può giudicare un uomo dall’idea che egli ha di se stesso, così non si può giudicare una simile epoca di sconvolgimento dalla coscienza che essa ha di se stessa; occorre invece spiegare questa coscienza con le contraddizioni della vita materiale, con il conflitto esistente tra le forze produttive della società e i rapporti di produzione»... «A grandi linee, i modi di produzione asiatico, antico, feudale e borghese moderno, possono essere designati come epoche che marcano il progresso nella formazione economica della società.»25 (Cfr. la breve formulazione di Marx nella lettera a Engels del 7 luglio 1866: «La nostra teoria per cui l’organizzazione del lavoro è determinata dai mezzi di produzione».)

La scoperta della concezione materialistica della storia, o, più esattamente, l’applicazione coerente e l’estensione del materialismo al campo dei fenomeni sociali, eliminò i due principali difetti delle precedenti teorie storiche. In primo luogo queste, nel migliore dei casi, tenevano conto solo dei motivi ideologici dell’attività storica degli uomini senza ricercare le cause che provocavano questi motivi, senza afferrare le leggi oggettive dello sviluppo del sistema dei rapporti sociali, senza vedere che le radici di questi rapporti si trovano nel grado di sviluppo della produzione materiale. In secondo luogo, queste teorie trascuravano, per l’appunto, le azioni delle masse della popolazione, mentre il materialismo storico ha dato per primo la possibilità di indagare, con la precisione propria della storia naturale, le condizioni sociali della vita delle masse e i cambiamenti di queste condizioni. La «sociologia» e la storiografia premarxis te, nel migliore dei casi, davano un cumulo di fatti grezzi, frammentariamente raccolti, una esposizione di aspetti parziali del processo storico. Il marxismo ha aperto la via a uno studio universale, completo, del processo di origine, di sviluppo e di decadenza delle formazioni economico-sociali, considerando l’insieme di tutte le tendenze contraddittorie, riconducendole alle condizioni esattamente determinabili di vita e di produzione delle varie classi della società, eliminando il soggettivo e l’arbitrario nella scelta di singole idee «direttive» o nella loro interpretazione, scoprendo nella condizione delle forze materiali di produzione le radici di tutte le idee e di tutte le varie tendenze senza eccezione alcuna. Gli uomini stessi creano la loro storia; ma da che cosa sono determinati i motivi degli uomini, e precisamente delle masse umane? Da che cosa sono generati i conflitti delle idee e delle correnti antagonistiche? Qual è il nesso che unisce tutti questi conflitti di tutta la massa delle società umane? Quali sono le condizioni oggettive della produzione della vita materiale, che forma la base di tutta l’attività storica degli uomini? Qual è la legge di sviluppo di queste condizioni? A tutto ciò Marx volse la sua attenzione, e aprì la via a uno studio scientifico della storia come processo unitario e sottoposto a leggi, nonostante tutta la sua formidabile complessità e le sue contraddizioni.
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1) Karl Marx, Per la critica dell’economia politica.
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