Organizzazione di un Partito Bolscevico nel XXI secolo
Organizzazione di un Partito Bolscevico nel XXI secolo

Riuscire a sviluppare una tesi su questo argomento, alquanto complesso, può sembrare difficile. Ma il punto di partenza per comprendere come organizzare un Partito Comunista in Italia e portarlo al potere è porsi questa domanda: come mai l’Italia non è un paese socialista? La risposta più ovvia è che i partiti che si dichiarano comunisti, oggigiorno, non hanno sufficiente influenza sulle masse e dunque non hanno il necessario appoggio da parte del popolo per sovvertire il capitalismo putrefatto italiano, e questo fatto ha delle precise motivazioni. Esse sono:

1. La condizione geografica e geopolitica dell’Italia.
L’italia è una penisola con 7458 km di coste e non possiede grandi risorse naturali. Vien da sé che il commercio, marittimo e non, è sempre stato la prima fonte di rifornimento e approvvigionamento per la nazione. Ipotizzando che, in condizioni del tutto straordinarie, un partito comunista instauri la dittatura del proletariato in Italia, essa sarebbe del tutto impotente di fronte a un colossale embargo imposto dagli USA e da tutti i suoi alleati, e precipiterebbe quasi inevitabilmente nella povertà. La minaccia dell’embargo è divenuta un’arma di distruzione di massa forse anche pari alla bomba atomica: con queste intimidazioni i capitalisti impedirono che avvenisse la rivoluzione bolscevica in Austria, dopo che in Russia. I macellai statunitensi invece sono passati dal ricatto alla pratica: come conseguenza dell’embargo all’Iraq sono morti fino ad oggi 500.000 bambini. Alcuni paesi come Cuba, anch’essi vittime dell’embargo, in questo periodo si stanno risollevando grazie ai possenti aiuti della Cina. E’ lecito pensare che se si instaurasse in Italia un regime socialista, sicuramente la Cina ci aiuterebbe molto, ma il problema resterebbe, mentre il turismo scomparirebbe più o meno del tutto, così come la maggior parte dell’elettricità e dell’energia, che compriamo dal resto del mondo.

2. La condizione storica dell’Italia.
Dopo la caduta del fascismo tutto il territorio italiano venne sottoposto al quasi totale controllo militare degli americani, come nel resto dell’Europa Occidentale. Tuttora in Italia sono presenti 13.350 soldati statunitensi(dati del gennaio 2009). Un parolaio buffone potrebbe spaventarsi leggendo questo numero: ma noi comunisti sappiamo che un proletariato mobilitato, un’alleanza salda tra operai, contadini e piccola borghesia, può spazzare via ogni esercito del mondo. La storia lo dimostra chiaramente. La guerra civile in Russia dopo il ’17 è un esempio lampante di come neppure le più grandi potenze capitalistiche coalizzate riescono a sconfiggere un popolo guidato dalla saggia dirigenza di un partito comunista; per dirla con Mao Zedong, non sono le armi, bensì gli uomini che fanno la differenza. Sfortunatamente non abbiamo un popolo uguale a quello della Russia Bolscevica.

3. La condizione culturale e sociale dell’Italia.
Il popolo italiano versa in condizioni disastrose riguardo la cultura. Ignoranza, razzismo e anticomunismo rappresentano i principali nemici. Questi sono stati rafforzati da 60 anni di propaganda americana e anticomunista, che ha instillato nel popolo italiano uno spirito borghese e capitalista, ma per fortuna non si è ancora arrivato all’indottrinamento completo che vige negli USA. Inoltre bisogna aggiungere il fattore religione, che aumenta in maniera esponenziale il primo e il terzo nemico principale, e che vanta di una millenaria presenza, e, come se non bastasse, sono ancora presenti molti fascisti e neofascisti, eredità di 20 anni di lavaggi del cervello. Anche la mafia gioca un ruolo di prima importanza su questo piano.

A causa di tutto ciò l’Italia non può essere socialista. I problemi che ho elencato sono gravissimi e a prima vista irrisolvibili, ma nel corso della mia spiegazione dimostrerò che così non è, eccezion fatta per rari agenti reazionari che presenteranno ostacoli insormontabili solo a breve termine.
Il problema economico è il primo che bisognerebbe affrontare dopo la caduta della borghesia. La carenza di risorse basilari caratterizza l’Italia e questo, come già detto, ci porta dipendenti dai paesi capitalistici che possiedono le materie prime. Fortunatamente non tutte le speranze sono vane: la Cina rappresenta la nostra unica ancora di salvezza, senza di essa è vero com’è vero l’oro che sprofonderemmo nella miseria, nella carestia e nelle epidemie. L’Italia dispone anche di un apparato industriale non indifferente e almeno questo apporterebbe un minimo vantaggio. Per quanto riguarda le fonti d’energia bisognerebbe sviluppare in maniera rapidissima il nucleare e dotarci di armi atomiche, in modo da competere e tener testa alle potenze capitalistiche. Ovviamente tutto ciò che è stato ipotizzato adesso parte dal presupposto che il regime socialista non subisca aggressioni nel corso del tempo e che rimanga stabile. Adesso analizzerò un altro ostacolo, cioè la rivoluzione. Per quanto mi riguarda, esistono due vie: il parlamentarismo e la rivoluzione violenta. La prima ha dato prova di non funzionare, poiché non si può sottomettere la democrazia borghese sottostando alle regole della democrazia borghese; tuttavia codesta forma di lotta, più pacata, credo non sia da rifiutare se c'è la possibilità di usufruirne, per il fatto che ogni mezzo che possiamo utilizzare per volgere le cose a nostro vantaggio deve essere necessariamente usato: comunque non dovrà ovviamente essere l'unica forma di lotta. La seconda ha sempre funzionato e funzionerà sempre, ma solo avendo mobilitato il popolo. Senza il sostegno incondizionato, quasi religioso del popolo verso il partito, nessuna rivoluzione sarebbe mai stata vittoriosa. Dobbiamo fare in modo di ricreare questa riverenza del popolo nei confronti di una guida. E dico ‘una’ non a caso: il movimento proletario comunista deve essere compatto e coeso sotto un’unica insegna per vincere. El pueblo unido jamas serà vencido. Il frazionismo è da reprimere. Con questo non sto concedendo al trotzkismo e alla socialdemocrazia di penetrare nel partito e di corroderlo fin dalle fondamenta senza fare niente. La prima mossa è quella di unire, la seconda quella di epurare, e in casi estremi di liquidare i terroristi; il partito dovrà avere idee precise e chiare sul da farsi, sulla storia e sulla teoria marxista. L’ateismo è anch’esso da annichilire prima e immediatamente dopo la rivoluzione e non dichiarare il partito ateo: facendo il contrario ci metteremmo contro i cristiani e i religiosi in generale, perdendo tantissimi, troppi consensi, indispensabili per vincere. Questo è da applicare tenendo conto delle condizioni attuali dell’Italia. Comunque gli atei saranno visti di buon occhio fino a poco dopo la rivoluzione. Se poi il regime è stabile e non vi è rischio urgente di invasione, si potrà procedere a una lenta campagna di sostegno all’ateismo, senza imporlo con la forza: elevando la cultura della gente, la religione assumerà un ruolo marginale nel socialismo, e per questo non sarà più considerata una minaccia e dovrà quindi essere legale. Anche il rispetto dei monumenti religiosi darà un enorme contributo alla nostra buona reputazione. Con questa coerente linea di partito, facciano ciò che vogliono i nemici! Ci attacchino e ci diffamino, ci scaglino contro tutte le loro forze reazionarie, che saranno solo tigri di carta al cospetto del popolo unito e della saggia guida comunista. Ho poco prima illustrato come ottenere il consenso delle masse cristiane. A una grande tolleranza dovrà essere affiancato la prova pratica per cui i comunisti si differenzieranno dagli altri partiti; dovranno essere fondati circoli ricreativi sociali comunisti, i comunisti dovranno spiegare alle masse oppresse con parole semplici almeno le basi del marxismo e i più benestanti tra i compagni dovranno aiutare le persone in difficoltà. Queste prove di altruismo e solidarietà daranno un duro colpo alla borghesia e manderanno in fumo ogni tentativo di propaganda anticomunista. Sono conscio del fatto che sarà un lavoro duro, ingrato e faticoso… Ma avremo la speranza e gli ideali, nonché gli scritti teorici e l’esperienza del movimento comunista che ci guideranno!

Josif, Commissario del Popolo per la cittadinanza
Repubblica Popolare Sovietica
 
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